Il dollaro debole impone un accordo monetario globale e la soluzione G3

 

Di Carlo Pelanda (1-9-2009)

 

 

Anche se per scala e solidità non lo potrebbero più, l’America ed il dollaro restano centro e riferimento del mercato globale perché non ci sono sostituti. La Cina non riesce a cambiare il proprio modello economico basato sull’export per fare più crescita autopropulsa. L’eurozona lo stesso. Pertanto si apre un periodo dove il mercato globale  avrà un centro debole, precursore di destabilizzazione del sistema complessivo. Per ristabilizzarlo bisognerà ricostruire un centro oppure accettare il caos distruttivo per rigenerare un nuovo ordine successivamente. La missione della scenaristica strategica è quella di rendere realizzabile la prima opzione per evitare l’ennesimo ripetersi del ciclo di nascita e morte violenta dei sistemi sociali.

Ma sarà possibile invertire l’entropia storica? Lo sarà se si riuscirà a rafforzare il pilastro cedente con nuove integrazioni rigenerative. La più importante sarà la creazione di un accordo monetario tra dollaro, euro, yen e yuan, e gli altri minori, con limiti all’oscillazione dei cambi per formare una moneta globale autocompensata, tipo l’Ecu pre-euro. I prezzi delle materie prime dovranno essere denominati in questa moneta e ciò ne manterrà più stabili i prezzi evitando eccessi di inflazione da questo settore – i meno governabili  -  rafforzando così la stabilità finanziaria internazionale. In particolare, tale accordo eviterà la necessità per i paesi del G7 ad economia e demografia cedenti ed alto debito di svalutare violentemente la loro moneta contro quella dei paesi emergenti. Da un lato tale azione è inevitabile per il riequilibrio globale, dall’altro se avviene senza controllo porterebbe al caos. Entro la nuova moneta bilanciata potrà avvenire in modo governabile. Ed è un punto. L’altro riguarda la creazione della nuova locomotiva mondiale via integrazioni convergenti. Il sistema binario sino americano G2, formatosi negli anni ’90, non può reggere per scala insufficiente dell’America. Ma se l’eurozona converge sul piano monetario ed aumenta solo di un po’ la crescita interna avremo un pilastro/locomotiva G3 in grado di stabilizzare e trainare il resto del mondo oltre che se stesso. Tale soluzione sarà possibile se il dollaro non crollerà nei prossimi tre anni. Se svaluta unilateralmente, tentazione dell’indeciso Obama e opzione non temuta dalla maggioranza socialista nel Congresso, è finita per il mondo intero. Per questo la riconferma di Ben Bernanke, ostile a svalutazione ed inflazione, alla guida della Fed indica che Obama è manovrato dalle élite giuste e non dal populismo protezionista del suo partito. Buon segno per lo scenario qui delineato.

Carlo Pelanda